Ad una serata di beneficenza abbiamo passato una serata con la cantante, attrice, conduttrice televisiva e oramai affermata artista, un tempo musa di Dalì. "Lui era proprio il divo, l'unico che conosceva la pittura, criticava tutti, diceva spesso solo io so dipingere"
Par Pino Gagliardi
Ad una serata di beneficenza a Milano Amanda Lear, cantante, attrice, conduttrice televisiva e oramai affermata pittrice, si presenta con il quadro di un nudo maschile il cui ricavato è destinato ad alcuni importanti associazioni che operano in Africa. “Avrei voluto regalare un bell’olio su tela che raffigurava un mazzo di fiori, ma c’era il problema del trasporto perché i miei dipinti sono abbastanza grandi, e quindi ho optato per un disegno a matita che è uno studio anatomico di un corpo di un maschio nudo” ci racconta la musa di Dalì.
Una star planetaria conosciuta e osannata in tutti gli angoli del globo. Un passato da regina indiscussa della disco, attualmente un suo brano, grazie alla pubblicità di un noto profumo, dopo quasi mezzo secolo, è ritornato in vetta alle classifiche di numerosi paesi. Oggi per lei esiste solo il teatro e la pittura, quella che un tempo posava per uno dei più grandi artisti del secolo scorso, adesso chiede ad aitanti modelli di posare per lei. “Il soggetto che ho portato, e che spero che faccia incassare un po’ di quattrini a questa associazione di beneficenza, l’ho fatto di spalle perché il maschio è sempre più bello visto da dietro, specie il fondo schiena”.
Le piace dipingere corpi ?
Non faccio solo dei nudi, faccio anche delle altre cose, dei paesaggi, dei fiori. Però mi ricordo che quando studiavo alle Belle Arti a Parigi la prima cosa che mi ha veramente emozionato e colpito è che avevamo un modello che posava per delle ore fisso senza muoversi e noi dovevamo disegnarlo per imparare il corpo umano, come è fatto, i muscoli. Mi emozionavo perché vedevo un tipo completamente nudo che faceva l’oggetto. È stato il primo uomo-oggetto che ho conosciuto e da allora ho sempre detto che gli uomini bisogna finalmente trattarli come degli oggetti. Ho cominciato a disegnare un sacco di nudi e, guarda un po’, trovo molta difficoltà a trovare dei modelli mentre con le modelle non ho problema.
Magari è solo soggezione nei confronti di lei che è personaggio famoso.
Molti mi dicono mi piacerebbe tanto posare per te, salvo poi tirarsi indietro all’ultimo minuto. Mi chiedono: “Ma devo devo togliermi proprio tutto, pure le mutande?”. Io rispondo sì certo pure le mutande, devi essere nudo e allora si vergognano perché ha ragione lei, hanno paura dell’Amanda Lear non pittrice, del mio passato. Magari pensano pure “Adesso questa mi salta addosso!”.
Eppure il maschio di oggi è un esibizionista…
Basta guardare Instagram, dove sono sempre nudi, fanno vedere gli addominali. Il maschio oggi non vede l’ora di mettersi in mostra. Forse tranne che con me. Una volta non era così.
Una volta era lei a posare nuda per Dalì. Adesso è lei che chiede agli uomini di posare.
Con Dalì era assolutamente impossibile mettersi sullo stesso piano. Lui era proprio il divo, il maestro, l’unico che conosceva la pittura, criticava tutti, diceva spesso solo io so dipingere, Picasso fa schifo, Rembrandt non era bravo e via dicendo. Quando gli ho detto “guarda che ho fatto le Belle Arti, siamo uguali, tu e io siamo colleghi”, lui mi rispose: “No guarda, lascia perdere, le donne non hanno talento, non c’è mai stata una brava donna pittrice”. Un’affermazione da machista spagnolo, questa che la donna non può essere una pittrice. Io naturalmente rispondevo e allora Frida Kahlo, Artemisia, Mary Cassatt, Leonor Fini? Lui mi rispondeva che sapevano fare solo i mazzi di fiori! Per lui la pittura vera era la Cappella Sistina di Michelangelo, ma le donne che fanno i mazzi di fiori per lui non era pittura vera. È stato molto difficile per me continuare a dipingere. Da quando lui non c’è più pian piano ho affermato una mia pittura, anche se non mi considero una grande pittrice.
Cosa direbbe Dalì oggi della sua pittura ?
Io dipingo esattamente tutto quello che lui odiava, faccio dei mazzi di fiori, uso colori accesi, adoro i fauves, adoro Pierre Bonnard, Van Gogh, insomma tutto quello che lui detestava.
Il quadro che le è venuto meglio ?
Quello che devo ancora disegnare. Salvatore Dalì mi diceva sempre: “Non puoi fare un capolavoro, il giorno che fai un capolavoro puoi anche morire subito, non si può sopravvivere a un capolavoro, è impossibile”. Lui diceva di sabotare ogni quadro, in modo da renderlo imperfetto. Forse aveva anche un po’ ragione, perché io guardo i miei quadri e non li trovo mai completamente riusciti. Non sei mai soddisfatto. Mi raccontava di un pittore, non mi ricordo più quale fosse, che andava nei musei che esponevano un suo lavoro per andarlo a ritoccare di notte perché non era ancora soddisfatto del tutto, perché un quadro, così diceva, non è mai finito.
Il suo corpo l’ha aiutata ?
Il mio corpo sì, come tutti. Quando si comincia in questo mestiere dello spettacolo, giochiamo molto sul fisico, uno si deve presentarsi benissimo, al meglio. Il fisico è molto importante se si vuole fare la cantante, ma anche nel cinema, quasi tutte le ragazze cominciano a fare foto di nudo. Quando ho iniziato io era il periodo di Playboy che metteva in mostra perfino Claudia Cardinale, cose che dovevi fare per forza. Ti abituano a giocare da subito con il nostro corpo. Mi accorgo adesso, in teatro per esempio, che è molto importante il mio corpo, non è che recito solo con la mia voce, a differenze di quando canto: in teatro è tutto il mio corpo che recita, è il tuo corpo a parlare.
Come lo ha saputo gestire, cosa fa per mantenersi in forma ?
Sono quarant’anni che sono a dieta, che non mangio. Penso che quello che manca oggi a tutte queste ragazze sia la disciplina. Io invece sono come un soldatino tedesco. Ho una disciplina di ferro, questo l’ho imparato da Marlene Dietrich. Il mio corpo, come la mia voce, sono i miei strumenti di lavoro e quindi li devo curare bene, mantenerli sempre al meglio delle possibilità. La disciplina è importante, dormire bene, bere solo acqua, non fumare, allenarsi. Il giorno che non riuscirò più, che magari sarò ingrassata e camminerò con difficoltà, non potrò più recitare.
Chi ha sedotto con il suo corpo ?
È un fatto sorprendente. Ho sempre pensato, come mai Salvador Dalì può innamorarsi di me? Uno che aveva tutte le modelle disponibili intorno, lo stesso con David Bowie, che era pazzo di me? Come mai Berlusconi ha voluto assolutamente mettermi come protagonista nelle sue reti, con tutte le altre scelte che aveva? Una cosa che ancora oggi non capisco, eppure non ero la più bella né la più brava. Secondo me è solo in parte una questione di fortuna, è anche carisma. Con Amanda Lear c’è una presenza, un carisma, una simpatia: forse è sempre stato l’insieme di tutte queste cose a farmi vincere.
È stata più preda o più cacciatrice ?
Ero cacciatrice, perché il bello nella caccia è proprio arrivare alla conquista: una volta che la bestia è morta il gioco non è più interessante. Il gioco della seduzione è molto stimolante, pensi: riuscirò o non riuscirò? Ma una volta che sei riuscito è tutto finito. Arrivata al punto non mi interessa più.
Con il canto ha smesso ?
Canto anche adesso, canto molto, ma l’industria discografica è cambiata tantissimo con l’arrivo dell’internet e di Spotify: la gente non compra più dischi, dunque tutti i cantanti adesso, comprese Madonna o Beyoncé, sono sempre sul palco, fanno i soldi andando a fare dei mega spettacoli, perché è solo lì che oramai si fanno i soldi. Una volta vendevi dei dischi, aveva un disco d’oro per un milione di copie, adesso nessuno vende un milione di copie, il business è molto cambiato, mi interessa cantare, ma non per vendere dischi.
Lei è ancora considerata la “queen della disco”.
E non solo. Quest’anno è stata veramente una grande sorpresa quando Chanel ha preso la mia Follow me per la sua pubblicità: l’ho scritta 45 anni fa, ha avuto il suo momento di gloria e poi la gente non se ne ricordava più. Adesso sentendola in quello spot, la gente immediatamente va su Shazam per vedere di chi è questa canzone e scoprono per la prima volta Amanda Lear e iniziano ad ascoltarla sulle piattaforme musicali. Oggi siamo di nuovo a vendere quel disco: sono entrata in classifica in Corea del Sud, un paese nel quale non sono nemmeno mai stata! Pensi che mi dicono che nessuno usava il termine follow me su Instagram e adesso invece è diventata un’espressione cult.
Conoscevi i gemelli di Dalì ?
Sì, i fratelli, John e Dennis Myers, entrambi sono stati miei amanti. Si trasferirono a Cadaqués in Spagna, sono diventati figli dei fiori, degli hippie, fumavano canne in continuazione. Ragazzi strani, ad un certo punto hanno voluto completamente rinunciare alla vita in società. Pensi che facevano i modelli a Londra, erano anche molto richiesti. Ad un certo punto hanno deciso di andare a vivere in una comune hippie, credo in una grotta. Preferivano vivere di niente, non so se hanno anche mendicato per strada, tipo barboni, comunque sono sempre stati dei tipi particolari. Peccato, erano così belli!
Che ricordi ha di loro ?
Occhi verdi e blu, capelli neri lunghi, fisico statuario, eccetera, li ho frequentati tantissimo. Purtroppo, come tutta questa gente che non si cura, che fuma, che si droga, mi dicono che sono invecchiati male. Forse uno è addirittura morto. Tutta quella gente di quel glorioso periodo è finita male, con la droga e tutto il resto. Io mi considero una sopravvissuta, penso di essere ancora presentabile in tv e soprattutto riconoscibile. Me lo diceva sempre Patty Brown: “Sei l’unica di tutte noi ad essere ancora riconoscibile”.
E lei come li ha conosciuti ?
Li ho conosciuti a Londra quando facevano i modelli. Nella allora famosa King’s Road dove eravamo tutte con le minigonne. Io li trovavo bellissimi. Però non sapevano che erano gemelli. La verità è che io sono uscita con uno che ogni tanto, invece di venire lui, mandava suo fratello gemello. Non mi aveva mica detto che aveva un fratello uguale, identico. L’ho scoperto dopo, perché un po’ di differenza tra i due a letto c’era. Giocavano sempre a questa cosa di far finta di essere uno, si scambiavano i ruoli. Un po’ perversa questa cosa, no?
Perché Dalì adorava i gemelli Mayer ?
Perché Salvador Dali era ossessionato da questa storia dei dioscuri, cioè della ninfa Leda che si è fatta Giove che l’ha messa incinta e ha dato alla luce i gemelli Castore, il dominatore di cavalli e Polluce il pugile. Per Dalì i gemelli Mayer rappresentavano proprio i figli di Zeus, erano i suoi personali dioscuri. Ha cominciato a portarseli dietro sempre, poverini stavano sempre zitti perché non capivano lo spagnolo e parlavano solo inglese. Ma erano tanto belli a vedersi.
Ma è vero che Dali li “offriva”, per così dire ?
Assolutamente no. Dalì era molto esibizionista, provocatore, gli piaceva farsi vedere con bella gente. Era tutto apparenza, gli piaceva solo farsi vedere circondato da modelle, modelli, da belle ragazze, bei ragazzi e da fotografi. Ma non c’era veramente niente di sessuale. La gente si immagina delle cose incredibili su Salvador Dali: ma poverino era impotente e con i denti marci!
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